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Il capretto (o l'agnello) pasquale: tradizione ed etica.

  • Immagine del redattore: Fattoria al Dos
    Fattoria al Dos
  • 11 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 11 apr 2020

L'agnello sacrificale risale alla tradizione ebraica. Già nel primo testamento era il simbolo di sacrificio per eccellenza, mentre per i cristiani l'agnello è il simbolo del sacrificio di Dio e quindi in realtà non è questa la motivazione del consumo di questa carne durante il periodo pasquale. Probabilmente, durante l'imperatore Costantino, viene ripresa questa tradizione abbinandola all'agnello pasquale, al sacrificio di Gesù.

Più razionalmente, la macellazione degli agnelli e dei capretti hanno ragioni più pragmatiche e di sopravvivenza.

Sopravvivenza del gregge ma anche degli allevatori, che spesso si trovavano senza carne e quindi sostanze nutritive importanti per la sussistenza.


Sacrificare questi cuccioli di pecora e di capra sembrerebbe la crudeltà più alta nell'ambito della macellazione. In effetti, guardando questi piccoli animali, ci si potrebbe chiedere con quale crudeltà si possa arrivare a tanto. Però a questa domanda bisognerebbe porsene un'altra: come potrebbe sopravvivere un gregge con tanti maschi quante femmine all'interno dello stesso? Un gregge è un insieme di animali che hanno come principio la sopravvivenza personale e del gregge stesso. Se in un gregge dovessero vivere tanti maschi, questi farebbero prevalere la loro forza, colpendo anche a morte le femmine e i cuccioli per poter avere la maggior parte del cibo. Si parlerebbe quindi di collasso del gregge perché gli anelli più deboli dello stesso morirebbero di fame.

In una bellissimo articolo di un antropologo e ambientalista sardo di pochi anni fa, si scopre che in fondo la macellazione controllata di questi animali è più etica che lasciarli sopravvivere nel gregge oppure liberi in balia di altri animali.


"Migliaia di anni fa si costituì una particolare simbiosi a tre, tra l’uomo, il cane, e la pecora selvatica, simile al muflone. Il cane proteggeva il gregge dalle fiere carnivore, che per questo stava unito e compatto, e l’uomo procurava il cibo per tutti, in cambio del prelievo del latte e di un po’ di carne per il suo sostentamento. E’ un ciclo vitale che dura dal neolitico e che unisce, con la comunione della carne, queste tre specie animali, tanto da entrare dentro la mitologia simbolica della religione. L’agnello toglie i peccati del mondo perché, con il suo sacrificio, tiene simbolicamente in piedi il ciclo vitale delle cose. Ma l’uomo oggi, nel suo comodo divano, tra le pareti domestiche, davanti al tablet o al televisore, abituato a mangiare cibi in scatola che non devono, per cultura, avere forma e neppure il sapore di animali o piante, si è talmente allontanato dalla natura che, il meraviglioso ciclo naturale delle cose, non è più in grado di comprenderlo. Se nessuno consumasse agnelli, dunque, essi non vivrebbero neppure quei pochi mesi che gli vengono dati, che sono uno scampolo di vita felice strappata ad un destino altrimenti ancora più crudele e ingiusto. Capire questo è la conseguenza di un semplice ragionamento logico, di una riflessione semplice ma compiuta. Ma come oggi si tende a spezzare il ciclo naturale delle cose, allo stesso modo si tende a non concludere le riflessioni, a lasciarle a metà. E’ un segno dei nostri tempi veloci e frenetici, dove il pensiero non è circolare ma si ferma a mezz’aria, incompiuto."


Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna.

1 Comment


Giuliana Piccolo
Giuliana Piccolo
Apr 04, 2021

Grazie, poche lucide righe che aiutano far pace con se stessi e a sorreggere il peso di un mondo che sembra andare sempre più in direzioni insensate

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